E pensare che fino a qualche anno fa, a pensare che esiste il bio industriale di bassa, bassissima qualità (contraddizione? si ma esiste), continuavo a dire che in quel mondo ipocrita non volevo starci. E continuavo a dire (e rimane vero), che è meglio un prodotto della mia linea convenzionale ma artigianale, che un bio industriale, che rispetto al convenzionale industriale ha tutto il processo produttivo in comune tranne che la materia prima.
E allora perchè da 4 anni mi ritrovo catapultato in questo mondo?
Perché la società sembra seguire più l’apparire che l’essere, seguire una tendenza più per moda che per fede, come chi non è celiaco ma compra alimenti senza glutine, chi compra bio senza soffermarsi 1 secondo a leggere l’etichetta (magari senza sapere manco cosa significa bio), chi basta che legge senza questo, senza quello… senza cosa? bho, è senza qualcosa, quindi è salutare, comprato! Se devo attrarre l’attenzione anche di queste persone per farle assaggiare un vero prodotto salutare (che sia bio o non, parliamo di salutare), allora produco anche io bio, e da oggi cercherò di darvi gli strumenti per scegliere più consapevolmente. Produrre bio perché riesci a far quadrare il tutto sulle carte è ben diverso dal produrre bio a 360 gradi, abbracciando pienamente la sua etica e nel rispetto dell’esigenza del classico consumatore bio, che fa questa scelta anche per avere un prodotto qualitativamente migliore. Anche per questo ho deciso di cimentarmi in questo mondo, perché è difficile oggi in Italia affermarsi con un prodotto di qualità, ma il consumatore bio è disposto a riconoscere un corrispettivo maggiore per un prodotto che pensa sia più salutare; il consumatore che fa al mio caso, ma negli ultimi anni anche questo campo si sta sporcando di po…ate e quindi bisogna stare attenti, perché C’E’ BIO E BIO!
Come un produttore bio industriale, mi affido ad un ente certificatore (e Bioagricert non è uno dei tanti, almeno i suoi associati non hanno mai subito scandali, qui i controlli si fanno anche più spesso del solito) anch’io mi reco dall’azienda agricola certificata bio per la materia prima, e qui finisce il parallelismo e prendiamo 2 strade diverse. Come potete leggere dalla home page del mio sito e vedere nei video di produzione (non so gli altri, ma i vostri occhi li faccio entrare nel mio laboratorio), seguo il processo artigianale e quello applico alla materia prima sia bio che non; ma tu consumatore attento, che paghi il bio il doppio per avere un prodotto di alto livello, ti basta solo che la materia prima sia bio? Che poi il processo produttivo è il solito industriale volto all’economizzazione massima, non t’interessa? Dirai, certo che mi interessa, a che servirebbe se poi il buono lo perdi per strada? E allora leggi l’etichetta, gli ingredienti, se c’è correttore di acidità, nel caso di private label risali al produttore (per legge deve esserci la via dello stabilimento che se metti su Google, ti esce subito il suo sito) ed entra nel suo sito per vedere la sua politica di produzione, ripeto, del produttore, non del marchio che spesso è ingannevole, tante etichette pompate di lusso e qualità su prodotti da fascia bassa. Bio con correttore di acidità, perché si macina h24 ed i grossi impianti non potendo permettersi soste, per sicurezza si fa in modo di avere in giacenza almeno una quantità di pomodoro tale da andare avanti anche 2 giorni se non arriva merce dai campi per un po’ (ad esempio quando piove), quindi si pesca sempre il prodotto di almeno 2 giorni con ph che si innalza e l’acido citrico che normalizza tutto.

Lavorando h24, non posso lavare ogni giorno le tubature, troppi fermi di produzione che costano, se il grado di muffa è un pò alto, l’acido citrico serve anche a tenere a bada questo. Pastorizzi a bagnomaria? Sei nel medioevo! Con i tunnel con getti di vapore a temperature ben più alte del processo a bagnomaria, pastorizzo in un quarto del tuo tempo (che sia bio o non, e le qualità organolettiche e colore se ne vanno a benedire con questo processo termico molto più aggressivo, ma bisogna economizzare!) Perdi di qua e di là la qualità, ma allora che senso ha comprare questo bio?
Io sono arrivato al punto di non giudicare manco più i buyers (responsabili acquisti) che scelgono di appoggiarsi a determinati produttori bio, perché molti consumatori continuano a scegliere il bio a basso costo e finchè tira va bene. Se vende tanto un certo prodotto, perché cambiare con altri che costano anche di pochi centesimi di più? Non volete questa realtà? E allora informatevi di più su cosa acquistate, specialmente chi si professa salutista, fallo fino in fondo, leggi l’etichetta, studia chi ti nutre!!!
Siete voi consumatori che con le vostre scelte, determinate quelle dei buyers delle grandi catene (non si acquista quel che non si vende), non lasciatevi ingannare dai prodotti falsi salutari. Attenzione! Non critico chi per esigenza, non può acquistare a determinati prezzi, il bio di bassa qualità, solo perché bio, potrebbe costare più di un prodotto convenzionale di alta qualità che potrebbe essere più salutare, e addirittura, ad esempio, il mio bio artigianale potrebbe costare meno a scaffale di un bio industriale o di un pari artigianale non bio. Con questo voglio dire che il prezzo, la bellezza della bottiglia, dell’etichetta possono essere specchietto per le allodole, finalmente lo stato negli ultimi mesi sta rendendo migliore la legge sull’etichettatura (la via dello stabilimento, la zona di provenienza) a nostro favore, sfruttiamo questi strumenti! Di come capire chi produce per chi, ne ho accennato in questo articolo, del resto ne approfondiremo nei prossimi articoli.
Questo sarà il primo di tanti, molti non si permettono di dire certe cose per paura di tagliarsi le gambe con eventuali futuri clienti, io invece penso che c’è sempre tempo per cambiare rotta e se tu ti senti la coda di paglia e mi stai leggendo con disprezzo, pensando che ora più che mai non avrai voglia di lavorare coi miei prodotti, allora significa che, con quella testa, comunque non ci sarebbe mai stato un inizio, chi lavora con etica, apprezzerà e sarò ben lieto di confrontarmi con tali professionisti. E che a parlare siano gli esperti! ad esempio, stimo tanto le Iene per il servizio sul concentrato cinese di bassa qualità, scaduto ecc.., lo dico da 10 anni il peccato e non il peccatore come loro, ma quel concentrato (che è una passata che viene disidratata in parte, infatti concentrata), certi assassini lo usano per reidratarlo in acqua per farlo ridiventare passata, non pelato!!! Come può ridiventare frutto intero!?!? Si è creato allarmismo infondato sulla referenza pelato, eccellenza delle campagne pugliesi. Proprio il pelato, essendo frutto intero, è la referenza su cui ci si può stare più tranquilli. Ci sarà un articolo anche sulla passata, referenza tanto martoriata!